martedì 13 agosto 2013

La Pulmentaria: cronaca di un esperimento e di una cena bislacca

Qualche settimana fa ho finalmente avuto tra le mie mani l’arcifamoso Manuale di Nonna Papera, riedito dal Corriere della Sera sull’onda lunga di una preziosa iniziativa di Sabrine. Da bambina, avevo solamente avuto modo di vederlo a casa di mia cugina Barbara e preparare con lei una pasticciatissima torta di mele, dopo allora mai più. Eppure è sempre rimasto nei miei sogni segreti, insieme al Dolceforno e alla villa di Barbie! È vero, dopo Nonna Papera sono arrivati in successione il diario tri-ricetta della mamma, i ritagli di rivista, il web, i foodblog del cuore fino agli intoccabili Luca e Pierre (Montersino ed Hermé, ça va sans dire), però nessuna come lei sfornava insieme ai dolci una delicata atmosfera di casa, calda e famigliare. Non avete idea della mia delusione quando ho scoperto che non è consigliabile far raffreddare la torta sul davanzale, per evitare sbalzi termici! Ma io sono fermamente decisa a vivere il più possibile disneyanamente e, se rinuncio al davanzale con tanto di torta e orsi golosi, non posso evitare di lasciarmi tentare dal suddetto manuale alla sperimentazione di qualche ricetta.

Il nome: Pulmentaria. A quanto pare una delle focacce preferite di un certo John Chapman, detto Giovannino Semedimela. Più probabilmente un’invenzione di sana pianta delle autrici del libro, da Elisa Penna in giù, ispirato a un cibo latino. Non se ne trova traccia da nessun’altra parte. Persino Google rimane disorientato.

Il problema: nessuna foto, indicazioni approssimative, tanti dubbi e poche domande.

La soluzione: andare per tentativi.

LA PULMENTARIA
dal Manuale di Nonna Papera
Gli ingredienti: una tazza di farina gialla (sì, ma quale?), una di farina bianca, una di zucchero, una tazza di latte, una presa di sale, zeste di un limone, uvetta (facoltativa)

Il procedimento: mescolare tutti gli ingredienti, versare in una teglia unta e cuocere a forno caldo.

Eeeeeeeeeeeh? Forno caldo a che temperatura? E per quanto tempo? E in che tipo di teglia?

Il tentativo: ho scelto della farina gialla fumetto, quella fine fine per pasticceria, e una teglia da 30 centimetri di diametro. Cottura: 15 minuti circa a 200°C.

Gli intrusi: la frusta e la spatola in silicone e il mio adorato zester... da Nonna Papera 3.0

Il risultato: la Pulmentaria, o almeno questa mia versione, è effettivamente una focacciona dolce. Troppo dolce, a mio gusto, e un po’ gommosina. Adoro la farina gialla e l’uvetta, ma in questa ricetta sono un po’ offuscate dallo zucchero. Per la gommosità, vorrei provare a usare una farina meno fine (la fioretto, magari) e accorciare la cottura!

Penso proprio che la rifarò fino a trovare la mia pulmentaria ideale, anche se non ne conoscerò mai il vero aspetto. Per adesso, me la sono mangiata per cena insieme a qualche kiwi: sarà un pasto equilibrato?
Al prossimo esperimento!

2 commenti:

marco ha detto...

io me la facevo da bambino;il manuale era di mia sorella.
Aveva la consistenza del castagnaccio per intenderci....
grazie per aver scritto la ricetta,erano anni che desideravo prepararmene una!

Aristobimba ha detto...

Grazie mille del tuo commento Marco, adesso so cosa devo ottenere :) Buon appetito!